In scena

di Lucia Brandoli

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Recitava così la teoria della relatività, no? Sembra la sintesi perfetta di questa storia, il primo giorno di prove. Gli edifici, i vestiti,  le relazioni tra le persone, tutto si trasforma, eppure continua a sembrare lo stesso. Tutti hanno almeno un motivo per sentirsi in colpa. Nessuno è completamente innocente, nessuno è puro, ma tutti sperano comunque di salvarsi e di alleggerire la loro colpa grazie a quella degli altri. E tutti – tutti – cercano qualcosa, come in “Nozze di Figaro”, chi la droga, chi una chiave, freneticamente, per distrarsi. Essere presenti alla proprie colpe è evidentemente insopportabile per gli esseri umani, è intollerabile conviverci una volta che se ne ha la consapevolezza, per questo l’unica soluzione possibile sembra il suicidio – o il rimosso (con ampio disimpegno, arredabile anche se poco illuminato). L’unica variabile valida che rimane a questo punto, in questo mondo irrimediabilmente corrotto, è la verità, l’unico discriminante. La verità vale più di qualsiasi cosa, ma l’unica verità possibile, ormai, è solo quella della Natura, l’unica bellezza rimasta, l’unica speranza, l’unica cosa intimamente, spontaneamente vera – forse perché non dotata di libero arbitrio. L’unica possibilità per salvarsi, allora, è scegliere di dire la verità, o meglio, di fare la verità, smettere di mentire. Solo così, forse, avremo un’ipotesi di redenzione.

Sono iniziate in questo modo le prove di 6Bianca, chissà come andranno a finire.