Luna Moroni
Tutti vogliono un amico perfetto, qualcuno che ci sia sempre, che li ascolti sempre, che non li giudichi, che li aiuti nei momenti difficili. Qualcuno su cui contare anche se si è strafatti di coca o intrappolati in una relazione sbagliata. Qualcuno che non li faccia mai sentire così schifosi come già si sentono da soli.
Bianca, per me, era quell’amica. Fin da bambine eravamo inseparabili. Frequentavamo le stesse scuole, andavamo in vacanza insieme, ci scambiavamo i vestiti e compativamo la tipa che cercava di mettersi tra di noi, o il ragazzo geloso della nostra amicizia. Anche dopo che i nostri genitori hanno litigato ferocemente, e la mia famiglia ha perso tutto, Bianca, per me, è rimasta una vera amica. Pagava i miei biglietti perché potessimo andare ancora in vacanza insieme. Pagava il conto ai ristoranti e nei locali. Pagava l’affitto del nostro appartamento.
Ma poi la nostra amicizia perfetta si è oscurata. Ho iniziato ad avercela con lei, non per il suo benessere o la sua bellezza. Non mi interessava farle pietà nei momenti peggiori della mia dipendenza. No, avevo iniziato a non sopportare la sua bontà, la sua purezza. Era lì, nel nostro appartamento, ogni mattino in cui ero in hangover, come un sole insopportabilmente luminoso che si infilava attraverso la finestra.
È per questo che l’ho tradita. Era questo il motivo di tutti i miei segreti e delle mie bugie. Questo spiega le cose tremende che ho fatto, cose che nessun amico dovrebbe mai fare.
Ora se n’è andata, e mi sento peggio che mai. Mi manca incredibilmente. E in più c’è il rimorso di non aver fatto nulla per aiutarla quando sapevo che era in difficoltà.
Ma c’è qualcosa di peggio di tutte queste emozioni.
La paura di essere stata io a ucciderla.